domenica 28 dicembre 2014

E' morto VINICIO BECCHI uno degli ultimi partigiani dei Faggi di Javello


Vinicio Becchi, uno degli ultimi partigiani viventi della formazione "Orlando Storai" che successivamente prese il nome di formazione partigiana."Bogardo Buricchi" è deceduto la mattina del
27 dicembre.
Vinicio è stato una  persona importante della Resistenza Pratese. Di famiglia antifascista, dopo l' 8 settembre 1943 "scelse" di non rispondere al richiamo alle armi del governo fascista
e,tramite un amico, raggiunse la Brigata Storai ai Faggi di Javello distinguendosi subito per le capacità organizzative, per  il rifornimento dei vettovagliamenti necessari, favorito anche dalla
conoscenza delle famiglie contadine, ma anche per l'intraprendenza ed il coraggio dimostrato nelle occasioni di azioni militari che la brigata operava nella zona.
Partecipa allo scontro armato fra partigiani e fascisti, dopo l'agguato fascista  in  cui trovò la morte Lanciotto Ballerini ed è in "formazione" quando la brigata Buricchi il 6 settembre del
1944 scende dai Faggi di Javello per partecipare .alla Liberazione di Prato. Subito dopo la Liberazione Vinicio partrecipa in prima persona alla costruzione della Casa del Popolo di Figline ed
all'apertura, nei locali posti al primo piano, dell'asilo, realizzato per accogliere i  bambini di Figline e consentire ai loro genitori di ricostruire le case distrutte dalla guerra e di riprendere
l'attività lavorativa. E' fra coloro che che fondano la cooperativa di consumo a Figline e ne diviene il Presidente,
Cooperativa che apre in Figline due spacci e che in seguito aderisce alla  lega delle Cooperative di S.Lucia, antesignana dell'attuale COOP.
Un uomo impegnato, quindi sempre attento ai bisogni della gente e, COSA DA SOTTOLINEARE,  portata avanti senza chiedere mai niente, perchè come diceva spesso, "bisogna dare perchè
c'è tanto bisogno, c'è tanta povertà   e la gente va aiutata".
Un uomo integerrimo, dunque, amato da tutti gli abitanti di Figline, Lui comunista, oltre che dai propri compagni, anche dagli avversari politici e dalla Chiesa.
L'A.N.P.I. di Prato, orgogliosa di averlo avuto da sempre fra i propri iscritti, nell'esprimere le proprie condoglianze al figlio Bruno ed a tutti i familiari, lo indica alla nostra comunità come
l'esempio di un uomo che non esitò a mettersi a disposizione per sconfiggere il  regime fascista e liberare l'Italia dall'invasione Tedesca.
Grazie Vinicio rimarrai sempre nei nostri cuori .

Ennio Saccenti Presidente
Provinciale dell'A.N.P.I. di Prato;

sabato 22 novembre 2014

VENERDI' 28 NOVEMBRE - PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI FRANCESCO VENUTI

VENERDI 28 NOVEMBRE ALLE ORE 21,00 presso il  MUSEO MEUCCI di  Mercatale di Vernio, via della Posta Vecchia, presentazione del libro " LA SCELTA, ANTIFASCISTI PRATESI NELLA GUERRA DI SPAGNA ", di Francesco Venuti.

Presenterà la dott.ssa ALESSIA CECCONI, direttrice del CDSE di Vaiano.
Partecipate numerosi

martedì 28 ottobre 2014

E' DECEDUTO IL PARTIGIANO SPARTACO GUASTI

Il 19 ottobre u.s.  ci ha lasciato Spartaco GUASTI uno degli ultimi partigiani combattenti.

Spartaco è stato una figura di grande prestigio nell'A.N.P.I. di Prato sia  per l'affetto e la stima che godeva fra tutti gli iscritti all'Associazione  per ciò che rappresentava, sia  per l'impegno militante che lo ha  visto protagonista fino all'ultimo.

Spartaco nasce a Prato  agli inizi del 1926 ed è figlio di un anarchico antifascista che si iscrive al P.C. d'Italia al momento della sua fondazione nel 1921. Giovanissimo all'epoca della guerra di Spagna svolge, per il Partito Comunista  d'Italia, attività di volantinaggio e propaganda contro il dittatore fascista spagnolo Francisco Franco e contro l'aggressione Italiana all'Etiopia.

Dopo l' 8 settembre 1943 aderisce alla Resistenza armata e fa parte, inizialmente, della formazione di Lanciotto Ballerini e, per puro caso, non partecipa alla battaglia di Valibona dove Lanciotto viene ucciso.

In seguito è capo-squadra responsabile della   seconda  compagnia della Divisione ARNO e si distingue per il coraggio e l'intraprendenza nelle azioni di sabotaggio e di guerra  della Resistenza e della lotta partigiana per la Liberazione del Paese.

A Liberazione avvenuta milita nelle file del P:C:I: divenendo presto un dirigente della sezione di Iolo e membro degli organismi dirigenti del P.C.I: a Prato. Partecipa alla organizzazione delle prime Feste dell'Unità nei giardini della Stazione e poi all'ex Ippodromo, sempre con la stessa passione che è stata tratto caratteriale della Sua vita. Prosegue il Suo impegno nel movimento circolistico dell'A.R.C.I. e della Federcaccia Pratese. Contribuisce come parte attiva  e trainante alla costruzione della Casa del Popolo di Iolo,e si impegna nell' A.N.P.I. , incontrando nelle scuole gli studenti cui parla di cosa è stata la seconda guerra mondiale,cosa è stata la Resistenza, di cui è stato un protagonista,e delle nascita della Repubblica Italiana,di cui è stato un Costruttore.

L'A.N.P.I. di Prato perde un dirigente capace e appassionato e ne conserverà il ricordo indicandolo alle nuove generazioni come esempio di persona che non esitò  a partecipare,nelle file partigiane, per combattere e sconfiggere la dittatura fascista e per riconquistare  la libertà, la pace  e la democrazia,per l'Italia , per Prato e per la Sua Iolo.

A.N.P.I. PROVINCIALE PRATO
Il Presidente
( Ennio  Saccenti)


giovedì 16 ottobre 2014

L'Anpi "condivide pienamente" la manifestazione della Cgil il 25 a Roma


Questo il testo dell'Ordine del giorno approvato ieri a Roma
L'Anpi "condivide pienamente" la parola d'ordine della manifestazione promossa dalla Cgil per il 25 ottobre a Roma.
"Il Comitato nazionale dell’ANPI - si legge infatti in un ordine del giorno -  presa visione del documento base della CGIL per la manifestazione nazionale del 25 ottobre 2014, pur non entrando - doverosamente - nel merito delle proposte specifiche, che sono di competenza delle Organizzazioni sindacali, condivide pienamente le parole d’ordine “lavoro, dignità, uguaglianza per cambiare l’Italia” e l’obbiettivo di fondo, che è quello di creare lavoro (dignitoso) per attuare il principio consacrato dall’art. 1 della Costituzione (l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro) e da altre norme della stessa Carta Costituzionale (artt. 4 – 35, etc.)."
"Questi princìpi - si conclude - vanno sostenuti sempre, in ogni momento e in ogni forma, considerandoli prioritari rispetto ad ogni altra esigenza. 
L’ANPI nazionale augura, dunque, pieno successo alla manifestazione del 25 ottobre 2014".

mercoledì 15 ottobre 2014

MANIFESTAZIONE DI CASAPOUND A MILANO PER IL 18 OTTOBRE

Un’onda di razzismo sta per abbattersi sull’Italia, dato che la Lega e Casa Pound hanno promosso una manifestazione a Milano per il giorno 18 ottobre, con propositi oltremodo bellicosi e nello stile del peggior razzismo e della peggiore xenofobia.


DA ANPINEWS

Il problema dell’emigrazione è drammatico, per la perdita di vite umane, per la sorte di tante donne e uomini che fuggono da guerre e carestie; un minimo di umanità bisognerebbe impiegarlo, anche se si presentano problemi reali, che il nostro Paese non è in grado di risolvere da solo e per i quali occorrono interventi seri e forti da parte di tutta l’Europa. Ma una cosa è cercare di contemperare il problema dell’accoglienza e dell’umanità con quello dei costi, che rischiano di diventare insostenibili per un Paese in crisi ed altra – e ben diversa – è quella di solleticare i peggiori egoismi con toni truculenti e gravidi di minacce. Bisogna dire con forza che questo è razzismo, questa è xenofobia, questa è “cultura” della disuguaglianza e del non rispetto dei diritti umani. E tutto questo (lo dice anche la Corte di Cassazione) richiama anche l’idea di fascismo, perché proprio quella dittatura fu capace di emanare le famigerate leggi razziali e perseguitare tutti coloro che venivano ritenuti “diversi”. 
L’Italia non può accettare questo tipo di deriva verso una destra xenofoba e razzista. Le parole con cui alcuni dei promotori hanno illustrato questa iniziativa, suscitano il nostro sdegno e la nostra ripulsa. 
Purtroppo, il mondo contemporaneo presenta un quadro orripilante di guerre di carestie, di persecuzioni, di fame ed ora anche di terrorismo; tutto questo va combattuto con l’impegno di tutti ed in nome della solidarietà e del rispetto dei diritti. 
Per questo, quella manifestazione è in contrasto con la nostra Costituzione e con i valori che essa esprime; per questo va trattata per quello che è: la peggiore e più volgare manifestazione di un razzismo odioso. 


lunedì 29 settembre 2014

5 OTTOBRE - 70 ° ANNIVERSARIO ECCIDIO DI MARZABOTTO


Ore 7.55 PARTENZA PER MARZABOTTO
DOPO L’ORAZIONE UFFICIALE ,CHE SARA’ SVOLTA DAL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
FEDERICA MOGHERINI
RITROVO AI PULMAN E PARTENZA PER BOLOGNA CON PRANZO AL CIRCOLO A.R.C.I. “BENASSI”
AL TERMINE DEL PRANZO SOSTA-RELAX NEI LOCALI E NELGIARDINO DEL CIRCOLO( 1ora circa) E POI PARTENZA PER IL RIENTRO A PRATO

Quota di partecipazione Euro 39.00 tutto compreso

PRENOTAZIONI TELEFONANDO AI SEGUENTI NUMERI: A.N.P.I. PROVINCIALE 0574-22625—PULIDORI PIERO(VAIANO) 3393789881—DI LAUDO DONATO (VERNIO) -3334928701—BOLOGNESI MAURO (CANTAGALLO) 3358182500—DESIDERI DAVID(CARMIGNANO) 338 4822313—ANICHINI GIULIA(PRATO) 3337207383—LUGLI ROBERTO(PRATO)3884758016—NOCENTINI MASSIMO(PRATO) 3473587817—SQUILLANTE LUCA(PRATO)3343440646—FEDI LEONARDO(PRATO)3315489782--ANTONELLI LAURA(MONTEMURLO)3471205263—CERBAI ANTONIO-0574630036—SACCENTI ENNIO 3351329093—MANGANI RODOLFO(PRATO) 3279899227

sabato 13 settembre 2014

21 SETTEMBRE RADUNO ANPI SANT'ANNA DI STAZZEMA






Comitato Regionale Toscana                        


    DOMENICA    21   SETTEMBRE
            RADUNO  REGIONALE
di  TUTTE   le   A.N.P.I.  TOSCANE
a SANT'ANNA di STAZZEMA 
                        PER RICORDARE
  le STRAGI nazifasciste avvenute in Toscana
            nel  70° della   RESISTENZA
       che portò’ i  PARTIGIANI e gli ALLEATI alla LIBERAZIONE della Toscana e poi del Paese dalla occupazione nazista e dalla dittatura fascista
con la partecipazione di:

Presidente Nazionale A N P I    CARLO SMURAGLIA
Consigliere della Regione Toscana MARCO REMASCHI

Sindaci di Comuni in cui sono avvenute le stragi.

ORE 7.30 RADUNO DEI PARTECIPANTI E PARTENZA DA PRATO 
P.ZA S. MARCO,29 ( sede A.N.P.I.)

PRENOTAZIONI  TELEFONANDO A : 

A.N.P.I.  057422625- BOLOGNESI 3358182500—DI LAUDO 3334928701—PULIDORI 3393789881—ANICHINI 33372078383—SQUILLANTE 33434406467—FEDI 3315489782—NOCENTINI 3473587817—LUGLI 3884758016—CASTELLANI 3425609551—DESIDERI 3384822313
SACCENTI 3351329093 - MANGANI 3279899227—
     

sabato 6 settembre 2014

6 SETTEMBRE - MARCIA DELLA PACE A FIGLINE E PROGRAMMA COMPLETO DELLE CELEBRAZIONI

Alle 7,30 la campana di Palazzo Pretorio “La Risorta” ricorderà la liberazione di Prato.

Alle 8,30 ci sarà la deposizione delle corone d’alloro sui monumenti e sulle lapidi ai Martiri della Libertà, e a seguire ci sarà l’alzabandiera in piazza Santa Maria delle Carceri a cura delle associazioni combattentistiche e d’Arma. Alle 9,30 sarà celebrata la Santa Messa nella cattedrale di S.Stefano e dopo, alle 10,30, partirà il corteo lungo le vie del centro per la deposizione della corona alla di alloro al Monumento ai Caduti in piazza Santa Maria delle Carceri.
Alle 11 ci sarà l’inaugurazione di una lapide commemorativa del 70° anniversario della Liberazione di Prato in piazza del Comune.
La sera, alle 21,30 da via Cantagallo a Villa Fiorita partirà la Marcia della Pace per Figline. All’arrivo, previsto per le 22,30 ci sarà la deposizione della corona d’alloro al monumento ai Partigiani in piazza 29 Martiri. Alle 22.45 in piazza dei partigiani ci sarà la commemorazione. Interverranno il sindaco di Prato Matteo Biffoni e il presidente provinciale ANPI Ennio Saccenti.

Durante tutta la giornata alle manifestazioni sarà presente la Filarmonica G. Puccini di Galciana. Al termine, il consueto brindisi presso il Circolo 29 Martiri.

giovedì 4 settembre 2014

LUCA BRAVI INTERVISTA I PARTIGIANI - ASPETTANDO IL 6 SETTEMBRE


Federazione Provinciale di Prato


VENERDI’ 5 SETTEMBRE
Ore 21,15

Piazza 29 Martiri di Figline
A SETTANTA ANNI DALLA LIBERAZIONE
“ I PARTIGIANI RACCONTANO………………………………….

Luca Bravi intervista i partigiani che combatterono per la LIBERTA’

                   Saranno presenti:
                                               Fiorenzo Fiondi
                                           Danilo Giugni       
                                       Mauro Loreti
                                Carlo Rossi
                            Lido Sardi                           

“Tutti partigiani combattenti”

L’iniziativa si pone l’obbiettivo di sostituire al concerto, allo spettacolo teatrale, al dibattito, la viva voce dei protagonisti della riconquistata libertà che raccontano come hanno vissuto quei giorni.
                                                       
                                                        A.N.P.I. Provinciale di Prato


mercoledì 3 settembre 2014

3 SETTEMBRE - DI VOCE IN VOCE VIVE LA MEMORIA - IO C'ERO


Stasera, 3 Settembre alle ore 21,15 in Via Ricasoli 17 , nei locali della Provincia di Prato,  proiezione del documentario prodotto e realizzato da ANPI di Prato

"DI VOCE IN VOCE VIVE LA MEMORIA - IO C'ERO"

Partecipate numerosi

martedì 2 settembre 2014

ASPETTANDO IL 6 SETTEMBRE



Venerdì 5 settembre, alle ore 21 in piazza 29 Martiri a Figline di Prato, a settant'anni dalla liberazione della Città, si rinnova il consueto appuntamento denominato “Aspettando il 6 settembre” nella piazza dedicata alle vittime dell'eccidio, per rendere omaggio a coloro che furono i fautori della riconquistata libertà. Quest'anno l'iniziativa vedrà il racconto dei giorni della Liberazione da parte di alcuni partigiani dell’area pratese protagonisti degli eventi come Fiorello Fabbri (Prato), Fiorenzo Fiondi (Vaiano), Danilo Giugni (Cantagallo), Mauro Loreti (Prato), Carlo Rossi (Vernio), Lido Sardi (Carmignano) e, per la prima volta, la ricostruzione storica delle vicende legate alla presenza di partigiani jugoslavi e russi nella Resistenza italiana: anche tra le vittime dell'eccidio di Figline, avvenuto il 6 settembre nel giorno stesso della Liberazione, vi furono partigiani provenienti dall'Europa dell'est la cui identità è rimasta tuttora ignota o incerta.

Durante l'iniziativa, organizzata dal Comune di Prato, dal Museo della Deportazione e Resistenza e dall'Anpi in collaborazione con l'associazione Russkij Mir di Torino, sono previsti i saluti dell’Assessore alla Cultura Simone Mangani, del presidente del Museo della Deportazione e Resistenza Marco Romagnoli e del presidente dell’Anpi provinciale Ennio Saccenti. Di particolare interesse sarà l'intervento della dott.ssa Anna Roberti (direttrice dell’associazione Russkij Mir) che da anni segue le tracce dei molti partigiani russi morti in Italia, una realtà sconosciuta ai più. La serata sarà arricchita dalla proiezione di estratti del documentario "Nicola Grosa moderno Antigone" (2012) di Mario Garofalo, dedicato alle ricerche relative all'identità dei partigiani russi che avevano partecipato alla Resistenza in Italia. Coordinerà l’evento lo storico Luca Bravi.

I N G R E S S O  L I B E R O
In caso di maltempo le iniziative si svolgeranno alla Sala conferenze del Museo della Deportazione e Resistenza (Figline di Prato, Via di Cantagallo 250, tel. 0574.461655) con ingresso consentito fino ad esaurimento posti.



lunedì 1 settembre 2014

Fatti e personaggi delle resistenza di Prato e dintorni

Il calendario degli appuntamenti prosegue MARTEDI' 2 SETTEMBRE ALLE ORE 21,15  con la presentazione del libro “Fatti e personaggi della Resistenza di Prato e dintorni” di Michele Di Sabato e Giuseppe Gregori;

Ingresso libero Via Ricasoli 17 nei locali della Provincia



domenica 31 agosto 2014

1 SETTEMBRE ORE 21,30 - DALL'ALTRA PARTE dI MAURO FONDI


Nell'ambito della mostra ANPI insieme per ricordare, palazzo Bonamici via Cairoli 17' , lunedì 1 settembre ore 21,30 proiezione del film di Mauro Fondi " DALL'ALTRA PARTE diario di un viaggio ad Auschwitz" .

Vi aspettiamo.numerosi

mercoledì 13 agosto 2014

ANPI INSIEME PER RICORDARE

Vi invitiamo tutti a partecipare alle iniziative organizzate dall'ANPI di Prato, con il patrocinio del Comune e della Provincia per commemorare i 70 anni della liberazione della nostra città .



PARTECIPIAMO NUMEROSI A QUESTO BEL MOMENTO DI CONDIVISIONE

martedì 29 luglio 2014

Comunicato stampa sui fatti accaduti alla caserma Bandini di Siena

L' A.N.P.I. regionale Toscana, venuta conoscenza che nella caserma Bandini di Siena  un gruppo  di circa trenta soldati del 186* reggimento Folgore  alla presenza di civili e di un reduce della battaglia di El Alamein  ha cantato un inno fascista ed ha concluso la propria "esibizione" al grido "A noi" , di chiaro riferimento alle gesta  degli appartenenti alla repubblica sociale di Salò,

esprime FERMA CONDANNA  per l'accaduto e si augura che gli organi del Comando di Brigata assumano provvedimenti "esemplari" non solo nei confronti di  coloro che sono stati protagonisti del fatto,ma per far comprendere che l'Esercito della  Repubblica Italiana nata dalla Resistenza non tollera e non tollererà atteggiamenti che recano offesa alla Nazione intera e sopratutto alle migliaia di soldati e partigiani che hanno combattuto,taluni sacrificando le proprie vite,per sconfiggere il fascismo e far nascere una Repubblica,democratica, pacifica libera ed antifascista.
Chiediamo che le assemblee elettive di ogni ordine e grado della Toscana intera si pronuncino , nelle sedute pubbliche dei propri organi ,per rappresentare lo sdegno e la condanna di tutti i cittadini democratici della nostra Regione.

Ai protagonisti del fatto,che non è un  "gesto stupido" ma l'espressione di chi ancora  soffre di "nostalgie" l'A.N.P.I. fa sapere che saremo sempre vigili ed attenti a che non si cerchi di infangare uno degli episodi più luminosi della Storia d'Italia  e che saremo sempre presenti a condannare ogni gesto ed azione che voglia ricordare un passato con il quale il Popolo Italiano  a chiuso i conti il 25 Aprile 1945, giorno della Liberazione dell'Italia dalla dittatura fascista e dall'occupazione Nazista


A:N:P:I: Regionale Toscana   il vice Presidente -vicario- Ennio Saccenti e tutta la Presidenza Regionale

giovedì 10 luglio 2014

LA RIFORMA DEL SENATO E' UN TROFEO ?

Dal sito ANPI Nazionale un commento del presidente Carlo Smuraglia, sul dibattito in corso sulla riforma del Senato.

La riforma del Senato, per come si sta portando avanti, mi pare sia mossa da un problema di immagine; alle priorità effettive si antepone l’intento di portare a casa al più presto il “trofeo” del Senato “riformato” per esibirlo in Europa a riprova del decisionismo e della autorevolezza governativa. Noi pensiamo che sia giusto aspirare ad una forte credibilità in Europa, ma non a qualunque prezzo. È giunto il momento di stabilire con razionalità quali sono le vere priorità di un Paese che attraversa una grave crisi economica e sociale e cerca di uscirne. La differenziazione del lavoro delle due Camere deve essere realizzato, assieme a una buona legge elettorale, in tempi ragionevoli e con modalità conformi alle linee e ai principi costituzionali.
Finora, chi contestava il progetto governativo di riforma del Senato, veniva definito un “conservatore”. Una definizione che non ci piaceva, anche perché non corrispondeva a verità (ci siamo sempre dichiarati d’accordo per una riforma del Senato, che non alterasse i delicati equilibri previsti dalla Costituzione e lasciasse a questo importante organismo parlamentare un ruolo elevato, da “Camera alta”).
Adesso, però, si va oltre e si afferma che chi si contrappone a quel progetto, assume addirittura il ruolo di un “sabotatore” della possibilità per il Paese di uscire dalla crisi; una possibilità che sarebbe offerta dalla disponibilità dell’Europa ad allentare il rigore attuale per chi si impegni a fare riforme. Insomma, chi dissentisse e continuasse ad impegnarsi per una soluzione corretta e corrispondente alle linee di fondo della Costituzione, farebbe il danno del Paese.
Questo significa porre un’alternativa inaccettabile, tra l’adesione al “pensiero dominante” e la libertà di pensiero per i cittadini e di coscienza per i parlamentari, nonostante l’esistenza – nella Carta Costituzionale – di una norma (il famoso art. 67) che esclude vincoli di mandato e, implicitamente, obbedienza a legami di partito.
Un’alternativa del genere è sempre grave e improponibile; ma lo è ancora di più quando si tratta di materia costituzionale, dunque di particolare delicatezza, visto che si tratta del documento su cui si basa la stessa convivenza civile di una nazione.
Ma è opportuno andare ancora più a fondo della questione, per chiedersi se per questa alternativa, che abbiamo definito come improponibile, non manchino addirittura i presupposti di fatto.
Anzitutto, sulla consistenza degli impegni dell’Europa, allo stato attuale, a concedere maggiore flessibilità rispetto al rigore fin qui praticato, c’è veramente da dubitare, perché non c’è nulla di scritto che abbia veramente un significato concretamente positivo, e le voci con cui ci si esprime sono spesso contraddittorie. Alle scarse e generiche “aperture” si contrappone, infatti, il rigido e duro discorso del capogruppo del PPE al Parlamento europeo; le generiche dichiarazioni della Cancelliera tedesca non solo non esprimono impegni reali, ma risentono anche dell’intento di non compromettere l’ascesa, non ancora compiuta, di Junker al ruolo di Presidente della Commissione. Quindi, sotto questo profilo, abbiamo in campo più speranze che certezze, al di là di ogni forma di propaganda e dello stesso impegno del Presidente del Consiglio, a cui auguriamo sinceramente un successo sul fronte europeo, che però ancora non c’è.
In secondo luogo, se anche fosse vero che ci “promettono” più flessibilità in cambio di riforme, bisognerebbe sapere a quali riforme possano essere interessati i nostri interlocutori europei. Viene subito da pensare che difficilmente si potrebbe far riferimento a quella del Senato, perché è assai probabile che – per gli europei – si tratti di un nostro problema istituzionale interno, che ben poco è destinato a spostare sulle tematiche dell’uscita dalla crisi, della crescita, dello sviluppo.
La prova sta nel fatto, che ho già rilevato altre volte, che riforme istituzionali del tipo della nostra, sono state e sono in discussione in altri Paesi, senza che a questo – in Europa – si sia prestata o si presti la benché minima attenzione. E non può che essere così, perché è ovvio che una differenziazione del lavoro delle due Camere, comunque la si voglia realizzare, potrebbe condurre, al più, ad una modesta accelerazione del procedimento legislativo ordinario; tanto meno significativa e rilevante in concreto, ove si consideri che una riforma del Senato non potrebbe entrare in funzione in tempi brevi, ma sarebbe destinata ad essere operativa addirittura fra qualche anno (con la prossima legislatura), a crisi – speriamo – ormai superata.
Ragionando seriamente e cercando di metterci nei panni dell’Europa, c’è da pensare che un interesse per le nostre riforme potrebbe davvero manifestarsi se esse incidessero sull’economia, sul fisco, sul lavoro, sui rapporti sociali, sulla modernizzazione della burocrazia, sul contenimento dei fenomeni mafiosi, sugli investimenti, e così via. Ma proprio tutte queste materie appaiono, allo stato attuale, più enunciate (e neppure tutte) che realizzate e realizzabili a breve scadenza. E nessuno è riuscito, finora, a dimostrare per quali ragioni, una priorità assoluta dovrebbe essere assegnata alla riforma del Senato. Né gioverebbe riferirsi ad un possibile risparmio di spesa, non solo perché non si risparmia modificando le istituzioni previste dalla Costituzione, ma anche perché i “risparmi” sarebbero praticamente inesistenti; e in ogni caso, è stato già proposto da varie parti di “risparmiare” riducendo il numero sia dei Senatori che dei Deputati.
In effetti, c’è un divario assai rilevante tra l’elenco delle priorità, su cui quasi tutti concordano, e quelle che – invece – vengono trattate concretamente come tali .
Accade così, paradossalmente, che le misure di cui non solo si parla, ma ci si occupa più spesso, sono proprio quelle che hanno, in realtà, un ruolo marginale rispetto alle possibilità reali di uscire dalla crisi, di incentivare la crescita e lo sviluppo, di raggiungere forme vere di equità sociale.
In una Repubblica fondata sul lavoro (l’art. 1 della Costituzione è sempre lì a ricordarcelo), accade che i dati ISTAT sono terrificanti, la disoccupazione ha raggiunto livelli inaccettabili per qualunque Paese, il precariato altrettanto; ed è gravissimo il dato secondo il quale moltissimi giovani non cercano neppure più un lavoro, perché hanno perso ogni tipo di fiducia e di speranza.
Sembrerebbe logico, allora, occuparsi di investimenti, di innovazione, di ricerca, di sviluppo e delineare un “piano del lavoro” che non attenesse tanto alle regole ed ai rapporti giuridici, quanto alla possibilità ed alla prospettiva di creare nuovi posti e nuove opportunità di lavoro.
Ma è proprio su questi piani che si è particolarmente carenti; e soprattutto la fretta è molto minore rispetto a quella di “abolire” (o modificare radicalmente) il Senato.
Se vogliamo convincerci di tutto questo, basta collocarsi addirittura nella prospettiva di chi fin da gennaio ha preannunciato un “job act” e poi lo ha concretato in un disegno di legge depositato il 3 aprile in Parlamento. Prescindendo per il momento dai contenuti, limitiamoci ad osservare le date e le prospettive.
Ad oggi, il testo è ancora in sede di Commissione Lavoro, dove è stata appena chiusa la discussione generale e, nella seduta del 3 luglio, il Presidente ha annunciato che a partire dall’8 luglio si comincerà a votare sugli emendamenti, essendo stato il provvedimento calendarizzato per l’Aula subito dopo la conclusione dell’esame del disegno di legge di riforma costituzionale (1429) e del decreto legge sulla competitività (1541) e dunque “presumibilmente a partire da mercoledì 16 luglio”.
Come si vede, si tratta di una previsione un po’ incerta, perché non è affatto detto che per i due provvedimenti che dovrebbero concludersi, i tempi previsti siano sufficienti.
Ma supponiamo che davvero tutto proceda secondo i piani prestabiliti, che quei provvedimenti vengano approvati rapidamente, che si passi all’esame del disegno di legge sul lavoro e lo si concluda altrettanto rapidamente, cioè entro luglio. Ma poi, non essendo stato ancora abolito il bicameralismo, il provvedimento dovrebbe passare all’esame dell’altra Camera. Facciamo l’ipotesi più benevola (e poco realistica), che l’approvazione avvenga entro settembre e quindi la legge possa essere promulgata subito; è a questo punto che occorre ricordare che si tratta di una legge-delega, che fissa i princìpi generali, riservando al Governo il compito di emanare i decreti delegati entro sei mesi. Il che significa che nell’ipotesi più rosea e ardita, questi provvedimenti potrebbero entrare in vigore solo a marzo 2015; e sicuramente gli eventuali effetti positivi sarebbero percepibili solo dopo un ulteriore lasso di tempo. Come “priorità”, non c’è male, anche – ripeto – nell’ipotesi più favorevole.
Questo significa che, nel pensiero dominante, le riforme più urgenti non sembrano quelle che attengono all’economia ed al lavoro. Se si pensa, invece, di anticipare ad ogni costo, la riforma del Senato (e magari, la legge elettorale), vuol dire che si parte da criteri e ragioni diverse da quelle che sarebbero imposte dalla razionalità.
Sotto questo profilo, non è difficile ipotizzare che si tratti soprattutto di un problema di immagine e che alle priorità effettive si anteponga l’intento di portare a casa al più presto il “trofeo” del Senato “riformato” (qualcuno ha parlato, allusivamente, di “scalpo”), per esibirlo in Europa a riprova del decisionismo e della autorevolezza governativa. Noi pensiamo che è giusto aspirare ad una forte credibilità in Europa, ma non a qualunque prezzo.
In più, sarà davvero sensibile a queste scelte, l’Europa? Sarà disponibile a concederci favori per qualcosa che non attiene alle vere questioni economico-sociali? Ne dubito sinceramente.
Si noterà che non ho parlato dei contenuti del Job Act; e l’ho fatto deliberatamente perché, al momento, è il problema meno rilevante, viste le date e le scadenze. Se ne parlerà a tempo debito, limitandoci, per ora, ad osservare che, accanto ad alcune norme che potrebbero essere considerate positive, ce ne sono molte altre che, sul piano della creazione di posti di lavoro e di riduzione della precarietà, significano ben poco e sono tutt’altro che produttive di effetti concreti e di sicura incidenza su un quadro economico-lavorativo assolutamente disastroso. Ma ci sarà tempo e modo per tornare sul tema. Adesso, si voleva soltanto dimostrare l’inconsistenza del vincolo che si vorrebbe imporre alla libertà di giudizio dei parlamentari e dei cittadini.
Non a caso, del resto, si evidenziano non solo incertezze, ma vere e proprie contrarietà all’interno di tutti (o quasi tutti) i gruppi parlamentari. Contrarietà che aumentano quando, assieme alla riforma del Senato, si passa a considerare anche il problema irrisolto della legge elettorale, approvata solo dalla Camera, ma su un testo che molti dichiarano di voler cambiare perché inadeguato a riconoscere i diritti dei cittadini e in particolare quello alla rappresentanza, e in ogni caso contrastante con princìpi affermati dalla stessa Corte Costituzionale.
Queste inquietudini, queste contrarietà, che si vorrebbero contenere ponendo un’alternativa improponibile, dimostrano – invece – che c’è ancora – per fortuna - una sensibilità e un’attenzione per i problemi che sempre una riforma costituzionale deve proporre a chi ha la responsabilità di adottare modifiche; ma dimostrano qualcosa di più, la rivendicazione della propria libertà di fronte a vincoli impropri e la riaffermazione della libertà di coscienza di chi sa che cosa significa essere un parlamentare della Repubblica, secondo i princìpi enunciati dalla Costituzione.
Tutto questo, unito ad una crescente presa di coscienza, da parte di molti cittadini, della reale posta in gioco e della delicatezza dei problemi da risolvere, impone riflessione, saggezza e senso di responsabilità per chi si trova a svolgere un ruolo di particolare importanza in un momento difficile per il Paese. Un ruolo che impone di assumere decisioni consapevoli e coerenti, di stabilire con razionalità quali sono le vere priorità di un Paese che attraversa una grave crisi economica e sociale e cerca di uscirne; e soprattutto impone di mettere mano con estrema cura e col massimo rispetto ad un documento importante – anzi fondamentale – qual’è la Costituzione, che certamente può subire modifiche, ma nei tempi, nei modi e con i contenuti che rispondano alle reali esigenze del Paese e siano coerenti con i valori e le linee di fondo che essa esprime.

martedì 8 luglio 2014

SUL CIPRESSO PIU' ALTO . TOSCA MARTINI E LE ALTRE.

L'associazione culturale Nottola di Minerva, in collaborazione con Regione Toscana, ISRT, Liceo Scientifico Rodolico di Firenze e Fondazione CDSE presenta una serata dedicata alla resistenza al femminile e alla spettacolare liberazione, il 9 luglio 1944, delle donne imprigionate nel carcere di Santa Verdiana. 
Caffè letterario 'Le Murate' di Firenze, giovedì 10 luglio, ore 21.00: presentazione del racconto di scrittura collettiva "Fuori tutte" e alle 22.00 spettacolo, a cura di Altroteatro, "Sul cipresso più alto. Tosca Martini e le altre". 

Ingresso gratuito.

mercoledì 2 luglio 2014

Smuraglia: niente azzardi sulle riforme costituzionali

Dal sito ANPI Nazionale

In questa settimana dovrebbe cominciare la discussione sul testo e sugli emendamenti della riforma del Senato.
Mi piacerebbe che si trattasse di una discussione serena, approfondita e libera, come richiesto dalla delicatezza della materia (costituzionale).
Ma non so se sarà così, perché – secondo alcuni – occorre applicare una rigida disciplina di partito (e dove finirebbe l’art. 67 della Costituzione?), per cui si dovrebbe solo prendere atto di quanto deciso negli incontri “esterni” tra esponenti del PD, di Forza Italia e della Lega.
È sempre lecito sperare, tuttavia, che non tanto e solo prevalga il buon senso, quanto che venga riconosciuta quell’esigenza di rispetto dei valori costituzionali e di attenta considerazione della delicatezza della posta in gioco, su cui mi sono già più volte soffermato.
In realtà, a forza di incontri, sembrano essere stati concordati aggiustamenti, che – tuttavia - non mutano la sostanza e non rendono accettabile la riforma del Senato così come proposta.
Noi continuiamo a ritenere che ci siano alcuni aspetti fondamentali, da cui non è consentito allontanarsi:
- l’opportunità (la necessità) di differenziare il lavoro delle due Camere;
- l’esigenza di mantenere comunque un valido sistema bicamerale, rinnovato, ma sempre con due Camere che hanno uguale prestigio;
- l’esigenza di risolvere, prima di tutto, alcuni problemi fondamentali: la necessità di mantenere al Senato il connotato di autorevolezza di una Camera elettiva; la necessità di attribuire al Senato alcune funzioni fondamentali (a titolo esemplificativo ,la partecipazione effettiva alla formazione delle leggi in materia costituzionale ed elettorale, in tema di trattati e rapporti internazionali, in tema di principi generali in materia di autonomie ed in tema di diritti fondamentali); l’utilità di individuare i modi più opportuni per assicurare la presenza della voce delle autonomie nonché quella di specifiche competenze, culturali e scientifiche; l’attribuzione al Senato di seri e severi poteri di controllo sull’esecutivo, sull’amministrazione pubblica e sulla concreta applicazione ed efficacia delle leggi approvate.
Se si realizzassero questi obiettivi, come più volte abbiamo detto, si otterrebbe il risultato di eliminare il “bicameralismo perfetto” (se non altro per l’attribuzione alla Camera della parte più rilevante del potere legislativo e per l’attribuzione alla sola Camera del voto di fiducia); e nel contempo si terrebbe fermo quel sistema di garanzie, di pesi e contrappesi che, con intelligenza e sensibilità costituzionale, fu costruito dal legislatore costituente e che deve essere mantenuto.
Se poi si procedesse all’unificazione di alcuni servizi delle due Camere e alla equa diminuzione del numero dei parlamentari, sia della Camera che del Senato, si avrebbe – alla fine – una soluzione complessivamente ragionevole, comprensibile per i cittadini e fedele, nello spirito, alla Costituzione, alla nostra tradizione ed alle esperienze realizzate in questo dopoguerra.
Capisco che una soluzione come quella che ho prospettato (a prescindere dagli aspetti particolari, sui quali è giusto che si intrattenga il Parlamento) può sembrare troppo razionale per i tempi che corrono. Ma forse, con un po’ di buona volontà, si potrebbe riuscire a capire che in materia costituzionale servono le modifiche, quando l’esperienza le suggerisce, ma non gli spericolati azzardi, solo per compiacere un certo tipo di populismo (francamente, un po’ arretrato).
È per questo che mi rivolgo soprattutto ai Senatori, perché riflettano bene su quello che fanno e faranno, rendendosi conto che l’art. 67 della Costituzione è stato scritto per renderli liberi; ed a questa libertà, chi ricopre cariche elettive di tanto rilievo, dovrebbe tenerci come alla propria vita, perché essa costituisce la ragione stessa per la quale si è stati eletti e la ragione per cui (art. 54 della Costituzione) bisogna agire – nell’esercizio della funzione – con “disciplina e onore”.
So bene che adesso viene addotto un altro argomento, che dovrebbe essere addirittura decisivo, nelle intenzioni di chi lo usa, ma non è fondato.
Si dice che avendo l’Europa permesso un’apertura verso la flessibilità, adesso bisogna meritarla facendo “le riforme”.
A prescindere dal fatto che a me quest’apertura è sembrata più un segnale di buona volontà che non un impegno, bisogna intendersi su che cosa significa “fare le riforme” di cui l’Europa sarebbe in attesa.
Il Presidente del Consiglio dice che, prima di tutto, c’è da fare, e rapidamente, la riforma del Senato.

Mi permetto di dissentire e di porre qualche domanda indiscreta. Ma davvero c’è chi pensa che l’Europa sia particolarmente interessata alla riforma del Senato? Io penso di no e credo, anzi, che gliene importi (e forse ne sappia, addirittura) ben poco. In Europa ci sono diversi Paesi che hanno apportato modifiche al loro sistema parlamentare; e questo è avvenuto nel disinteresse generale degli altri Paesi, che lo hanno (giustamente) ritenuto un problema interno. Per lo più, comunque, è stato confermato un sistema di bicameralismo “differenziato” nelle funzioni; ed anche di questo non si è accorto né entusiasmato nessuno.
Ci sono studi e processi di revisione sulle istituzioni parlamentari, in corso, in Belgio, Irlanda, Spagna e Regno Unito. Ma nessuno, in Europa, è apparso interessato a questi processi, e tanto meno li si è collegati alla tematica del rigore, dell’austerità e della flessibilità.
Più in generale, è ovvio che il Paese che volesse dare buona prova di sé, per ottenere qualcosa sul piano di una maggiore elasticità delle regole economiche e finanziarie, dovrebbe dimostrare di avere modificato la sua burocrazia, i suoi livelli di corruzione, la presenza della criminalità organizzata e di avere in corso piani concreti di rilancio delle attività produttive, del lavoro, dei consumi.
Un imprenditore che fosse interessato ad investire in Italia non chiederebbe, penso, se abbiamo o meno il bicameralismo perfetto, ma domanderebbe meno vincoli burocratici, meno lungaggini, meno balzelli, più sicurezza nei confronti della mafia e meno concorrenza sleale fondata sulla corruzione e sui comportamenti di coloro che non rispettano le regole.
Dovremmo, dunque, rassicurare l’Europa su questi piani e su questi punti essenziali, piuttosto che pensare ad una riforma istituzionale, che può essere utile ma non così urgente quanto l’abbattimento del deficit, la crescita, il rilancio dell’economia, la creazione di nuovi posti di lavoro.
Se davvero l’Europa si convincerà e adotterà comportamenti concreti di maggior elasticità, avrà il diritto di chiederci di dimostrare di aver rassicurato i potenziali investitori e di aver dato reali speranze (se non addirittura certezze) ai milioni di giovani in cerca di lavoro.
Su questi aspetti, bisogna dire la verità e parlare chiaro, spiegando bene ai cittadini di che cosa si tratta; a meno che si voglia sostenere che togliendo di mezzo lo scoglio del Senato, si assicurerà la governabilità e questo rassicurerà i Paesi che ci guardano ancora con sospetto, come (nonostante tutto) la Germania. Ma allora bisognerebbe ricordarsi che intanto, per avere la Camera dei deputati in mano, bisogna vincere (e c’è ancora da risolvere il problema di una legge elettorale avversata da molti) e in secondo luogo che la “stabilità” politica non è tutto, perché c’è sempre il problema degli assetti e degli equilibri fra gli organi istituzionali, e prima ancora c’è il problema della rappresentanza, che deve essere garantita ai cittadini e non imposta nelle forme preferite da chi vuole governare indisturbato.
Insomma, consiglierei a tutti la formula di manzoniana memoria (“adelante, Pedro, conjuicio”) e poi di far prima di tutto scelte e assumere decisioni che vadano nella direzione dell’equità sociale, dell’uguaglianza e della libertà (anche dal bisogno).
Un ultimo richiamo e non certo di minore importanza: si tolga di mezzo, se verrà davvero formalizzata, la norma che eleverebbe il numero delle firme finora richieste per l’iniziativa legislativa popolare. Basta rifletterci un momento per convincersi che, se è vero che il Paese ha bisogno di più democrazia – come molti ritengono - il modo migliore non è quello di creare ostacoli perfino ad un istituto reso innocuo come l’iniziativa popolare; tanto più che questa novità si inserirebbe in un contesto in cui c’è già una legge elettorale (nel testo approvato alla Camera) che di democratico han ben poco e una proposta diretta a modificare drasticamente (se non a, praticamente, abolire) un organo costituzionale di rappresentanza dei cittadini).
Davvero avremmo ancor più ragione, se si insistesse sulle linee che si stanno seguendo, di parlare, come abbiamo già fatto, di una vera “questione democratica”.

Carlo Smuraglia

Presidente Nazionale ANPI

domenica 29 giugno 2014

CAMMINATA PER LA PACE 2014

Una bella iniziativa organizzata dalla Sezione ANPI di Monzuno (BO) . 
Per informazioni 347/2793504 338/7491322

mercoledì 25 giugno 2014

RIFLESSIONI SULL 'IMMUNITA' Di Carlo Smuraglia

Dal sito ANPI nazionale

Leggo che sarebbe stato raggiunto l’accordo “conclusivo” sulla riforma del Senato. Un accordo a tre, Renzi, Berlusconi e Calderoli. Non faccio commenti, perché su simili intese mi sono già intrattenuto altre volte e non vorrei insistere sul confronto tra due dei partecipanti a questa intesa ed i componenti dell’Assemblea Costituente del ’47 (se non ricordo male, Calderoli è anche l’autore di quella bellissima legge che fu poi comunemente definita come “porcellum”)
.
Nel merito: si conferma l’immagine di un solenne pasticcio, in cui è difficile ravvisare quel ruolo di “Camera Alta” che in tanti Paesi è rappresentato dal Senato. Esclusa, ancora una volta, l’elezione diretta, si ricorre ad un sistema misto, che ha tutti i difetti delle precedenti versioni, sia per gli eligendi, sia per i contenuti, nonostante qualche positiva correzione, di cui prendo atto ma che non modifica il quadro generale e tanto meno è suscettibile di incidere sulla posizione fortemente critica dell’ANPI.

Voglio solo sottolineare un paio di cose di un certo rilievo, sostanziale e simbolico.
La prima riguarda l’esplosione della questione dell’immunità, che ora sarebbe estesa anche ai nuovi componenti del “Senato”. Non capisco che cosa ci si aspettasse, perché le contraddizioni e i pasticci finiscono sempre per venire alla luce. Nella versione originaria del progetto governativo, l’immunità non c’era, e si capisce perché: il progetto era in sostanza quello di un Senato svirilizzato e ridotto ad un organo di serie C; sarebbe stato assurdo, ad un simile organo, concedere ai componenti una “garanzia” (qualcuno parla di privilegio).

Adesso, si dice che al progetto ordinario sarebbero apportati miglioramenti notevoli, tali da avvicinare il nuovo organismo ad un ruolo effettivo. Se così fosse davvero, sarebbe logico concedere anche ai suoi componenti l’immunità per le stesse ragioni per cui ne godono i membri della Camera. Ma in realtà non è così ed allora sorge il problema su cui tanti si stanno affannando in questi giorni. Insomma bisogna decidere: o si riconosce che il Senato è ridotto, anche nell’attuale versione, ad un guscio vuoto ed allora l’immunità non può proprio essere presa in considerazione, oppure si dimostra che finalmente si va verso una Camera Alta vera e allora si deve parlare di immunità per non creare disparità nei confronti della Camera.
In mezzo a questo inutile e singolare dibattito, nessuno sembra pensare ad una ipotesi ragionevole, quella di verificare, per la Camera e per il Senato, se e in quali casi l’originaria (e giusta) garanzia si sia trasformata, nel tempo, in un privilegio, come più volte ha sentenziato la Corte Costituzionale a proposito della cosiddetta “insindacabilità”. Una riflessione seria dovrebbe indurre un vero legislatore costituzionale a pensare a qualche “ritocco”. Per esempio, limitare la garanzia dell’art. 68 della Costituzione solo a ciò che si dice o si vota in Parlamento; e ancora, come pure è stato proposto da più parti, attribuire l’esame delle autorizzazioni per l’arresto e le intercettazioni ad un organismo esterno (ad esempio, la Corte Costituzionale).
Sono due piccole misure a cui accenno solo per esemplificare. Resta il fatto che una riflessione, questo tema la meriterebbe, perché è giusto che i parlamentari siano garantiti, ma non che abbiano dei privilegi, che si trasformano in una violazione del principio di uguaglianza nei confronti del cittadino. Purtroppo bisogna constatare che queste tematiche non sembrano interessare granché, preferendosi dissertare e discutere sul nulla.

Devo anche dire che l’accordo contiene un’altra perla, a sorpresa e tutt’altro che positiva: l’elevazione a trecentomila del numero delle firme richieste per l’iniziativa legislativa popolare (oggi ne bastano cinquantamila). Le ragioni di questo improvviso aumento mi sfuggono, perché non mi pare che il Parlamento sia stato oppresso o impedito di funzionare da un eccesso di iniziative popolari. Certamente esso rivela un intento né benevolo né favorevole nei confronti della partecipazione effettiva dei cittadini.
Istituto, oggi piuttosto privo di effetti reali, in quanto affidato nella sua attuazione ai regolamenti parlamentari, per la verità abbastanza parchi di indicazioni imperative. Si auspicava la fissazione di termini precisi per la presa in considerazione e per la decisione in Aula e in seduta pubblica (di esame effettivo o di archiviazione) in modo che i promotori avessero un minimo di chance, non dico di successo, ma almeno di una reale presa in considerazione in tempi definiti. Invece, anche questa attesa andrebbe delusa, secondo l’intesa, restando fermo però l’aumento delle firme, cioè creando un ulteriore ostacolo all’esercizio di una forma diretta di partecipazione popolare, che, di questi tempi, andrebbe fortemente rinforzata. Non mi sembrano necessari ulteriori commenti, perché ognuno potrà valutare da sé il significato di tutto questo.

Carlo Smuraglia

sabato 7 giugno 2014

"70° ANNIVERSARIO 11 GIUGNO 1944 I PARTIGIANI DI POGGIO ALLA MALVA (PO)"


Il sacrificio dei Partigiani carmignanesi,morti in nome della libertà e della pace rimane un avvenimento centrale nella storia del nostro Comune e nella storia della Resistenza in generale.Per questo è ritenuto doveroso rievocare ogni anno la notte in cui Ariodante Naldi, Bruno Spinelli e i fratelli Bogardo ed Alighiero Buricchi persero la vita sotto il costone collinare di Poggio alla Malva, nell’azione di sabotaggio al treno carico di esplosivo destinato all’esercito tedesco.L’Amministrazione Comunale,in collaborazione con il Comitato “11 Giugno” di Poggio alla Malva, i circoli Arci di Poggio alla Malva e Carmignano, l'A.N.P.I. Associazione Nazionale Partigiani d’Italia provinciale di Prato,l’associazione Frammenti di Memoria di Comeana,ha stilato un programma di iniziative nell’intento di creare un legame tra passato e presente,al fine di non disperdere la memoria di questo periodo della storia italiana in cui si inserisce la morte dei 4 giovani carmignanesi.



Programma
domenica 1 giugno ore 17.30 Circolo A.Naldi | Poggio alla Malva

Inaugurazione della mostra video fotografica “La Liberazione di Prato”

a seguire proiezione del docufilm “Di voce in voce vive la memoria”

a cura dell’ANPI Prato


la mostra rimarrà aperta fino a mercoledì 11 giugno
da Martedì 3 a Lunedì 9 giugno ore 21.15 Circolo A.Naldi | Poggio alla Malva
Rassegna cinematografica sulla Resistenza
martedì 3 Prato 1944 di Gabriele Cecconi
mercoledì 4 La legge di chi non vede: il caso Danesin di Massimo Smuraglia
giovedì 5 L’ultima corsa di Massimo Smuraglia 
lunedì 9 Ragazzi di Massimo Smuraglia

sabato 7 giugno | Commemorazione ufficiale alla presenza delle autorità
ore 20.45 Poggio alla Malva | piazza A. Naldi
Fiaccolata fino al Cippo dei Caduti accompagnata dalla Banda “G. Verdi” di Poggio a Caiano, per ricordare Ariodante Naldi, Bogardo Buricchi, Alighiero Buricchi, Bruno Spinelli

domenica 8 giugno 
ore 10.00 Chiesa di S. Stefano a Poggio alla Malva 
Santa Messa in suffragio dei partigiani caduti
ore 11.30 Cippo dei Caduti a Poggio alla Malva 
Cerimonia di consegna della “Costituzione Italiana” ai diciottenni 
a cura dell’ANPI di Prato
ore 15.00 presso Circolo Arci via Macia n.3 | Comeana
incontro con lo storico Daniele Amicarella e il prof. Giampiero Fossi; a seguire
visita guidata alla ex polveriera Nobel di Signa
organizzazione a cura del Circolo A.Naldi e dell'Associazione“Frammenti di Memoria”

martedì 10 giugno ore 21.15 Circolo A.Naldi | Poggio alla Malva
Spettacolo teatrale “Liberi dalla guerra” regia di Sergio Salvi

mercoledì 11 giugno ore 21.15 Circolo 11 Giugno | Carmignano
Proiezione del film “Tutti a casa” di Luigi Comencini