martedì 26 aprile 2022

Discorso integrale del Presidente di ANPI Prato Angela Riviello alla commemorazione del 25 Aprile

 




Dove eravamo rimasti?

Veniamo da  due anni in cui abbiamo festeggiato mettendo il tricolore alle finestre, cantando l’inno d’Italia e BELLA CIAO dai balconi, tutti ricordiamo l’immagine del Presidente Mattarella da solo con la mascherina all'altare della Patria che richiamava : "I valori della Resistenza”, sottolineando che, “sono la nostra riserva etica" e ricordando a tutti gli italiani che “ La fine della guerra "lasciò il posto a quella di cooperazione nella libertà e nella pace e, in coerenza con quella scelta, pochi anni dopo è nata la Comunità europea. …..”

Voglio ripartire da lì, da quei giorni in cui ci siamo detti che ne saremmo usciti  migliori.

Le cose sembrano essere andate nella direzione opposta; viene naturale chiedersi cos’è successo?

In questo 25 aprile le memorie, recenti e passate, belle e brutte, si intrecciano e  suscitano reazioni e sentimenti contrastanti; vi è certo la memoria , quella bella di questa giornata, alla quale ci dobbiamo aggrappare, che ci deve unire, che tutti dobbiamo difendere e rispettare, ma che oggi non riesce a scacciare la memoria l’orrore puro della  guerra, che anche il nostro paese ha vissuto, che ci viene risvegliata dalle scene sconvolgenti di stragi morte e distruzione a cui assistiamo tutti i giorni.

Non vi sono incertezze di nessun tipo nel riconoscere che Putin ha preso una decisione scellerata, nell’invadere l’Ucraina e nell’aprire una  guerra di aggressione, con tutti i suoi orrori . Proprio per questo  occorre unirci  nel richiamare tutti al valore della  pace, occorre continuare a riempire le piazze, come abbiamo visto ieri alla marcia per la pace, dobbiamo mobilitarci per chiedere che la diplomazia internazionale dimostri la capacità di aprire tavoli di trattative veri. Vogliamo  sentire  la voce della politica, dov’è l’Europa unita, nata dalla cooperazione nella libertà e nella pace , non vorremmo continuare a sentire le ragioni delle armi o peggio quelle degli interessi economici, la guerra è una PAZZIA come ha detto Papa Francesco.

Ancora di più quindi quest’anno, è importante unirci nel festeggiare il  25 aprile, per quel che significa per tutti quelli che si riconoscono nei valori della Costituzione.

 

Il popolo ucraino, come tutti i popoli oggi in guerra,  devono  essere salvati da questa pazzia, devono essere accolti, la comunità internazionale deve assumersi questa  responsabilità; abbiamo invece  la sensazione che questa guerra , come tutte le altre, si avvia ad essere  lunga e il timore è quello che allarghi il suo raggio d’azione e che utilizzi armi innominabili.

Il mondo corre ad armarsi, non avvertiamo altrettanto  impegno nel ricercare terreni di dialogo e pace.

A forza di parlarne, facciamo l’abitudine alla parola guerra e alla parola inevitabile. dobbiamo reagire e dobbiamo farlo subito, dobbiamo chiedere di fermare questa escalation.

 Le guerre appaiono inevitabili, lo appaiono sempre quando per anni non si è fatto nulla per evitarle. Gino Strada

 

Oggi è il 25 aprile, qui in Italia nel 1945 era arrivato finalmente il momento in cui si poteva festeggiare la Liberazione dal nazismo e dal fascismo e tornavamo a pronunciare le parole libertà e pace;  oggi è il momento giusto per rimettersi tutti insieme in marcia per la Pace,  Se non ora quando

Nessuno in questo macello può quindi permettersi di stare a guardare, di mettersi in attesa, ognuno deve svolgere  il suo ruolo, che ci è consentito dalla Democrazia conquistata e sancita quel 25 aprile 1945

             Ai Cittadini, associazioni,  intellettuali anche quello di essere pungolo per la politica e per la diplomazia, per costruire un mondo di pace; senza per questo essere additati di chissà quali gravi colpe

             all’informazione quello di essere, soprattutto in un momento così difficile,  fonte di verità, non deve prestarsi alla propaganda, che in ogni guerra è un’ulteriore arma, o a cercare di produrre divisioni irreali.

             alla politica spetta fare le scelte, che in un momento così drammatico, devono essere  coraggiose e lungimiranti, perché le scelte di oggi non solo incidono sulla vita di donne uomini oggi, ma  mettono pesanti  ipoteche sulle future generazioni.

La guerra può essere decisa da pochi, la pace suppone il solidale impegno di tutti.

(Papa Giovanni Paolo II)

 

E’ la pace che si difende non arrendendosi, e il coro della pace non si arrenderà, e continuerà a chiedere rispetto, perché si lotta per la pace anche così, ristabilendo relazioni corrette e leali,

             ma soprattutto dobbiamo abolire la violenza sotto ogni forma, quella fisica, quella verbale, quella disonesta delle mistificazioni e quella dei vigliacchi leoni da tastiera.

“Violenza e non violenza non cadono dal cielo e nemmeno da Hitler e Gandhi: sono sempre in mezzo a noi. Lidia Menapace - allora la dobbiamo riconoscere ed isolare, dobbiamo allontanare la tentazione di utilizzarla, tutti.

Ho pensato tanto ieri a cosa dire qui stamani, per ricordare degnamente  il 25 aprile, ho pensato che il modo migliore fosse quello di farcelo raccontare da chi lo ha vissuto,  vi leggo  questa breve testimonianza di Vanna Vaccani, partigiana, che ci racconta il suo 25 aprile  1945

Mi trovavo in carcere ad Albenga, quando il 24 aprile, attraverso l’inferriata della cella mi giunsero all’orecchio e si protrassero per ore, rumori di motori, vocii, urla, ordini; capii che stava accadendo qualcosa di grosso, Ci fu silenzio, poi una voce anonima gridò: «i fascisti sono scappati su per il Cisano, liberiamo i prigionieri!».

Il cigolio della porta della mia cella che si apriva era in quel momento una musica meravigliosa che risuonava alle mie orecchie e soprattutto nel mio cuore. Quel giorno di primavera, 24 aprile, uscivo dalla prigione con su di me i segni terribili e indelebili morali e fisici del mio periodo di carcere. Ritornavo libera infettata dalla scabbia, martoriata ed angosciata nell’animo; tornavo a  Savona, alla mia casa. Dentro di me c’era timore e tristezza perché sapevo ciò che vi avrei trovato ed infatti la mamma stava seduta su una sedia (la rivedo come fosse oggi) senza parole al di là del dolore, ferita a morte dal crudele assassinio di mio  fratello Franco di 18 anni. Nella mia casa non si poteva gioire della riconquistata liberta […]. Attraverso la finestra mi giungevano i canti della Liberazione e l’aria che profumava di libertà. Quel 25 aprile io ero idealmente nella piazza felice e partecipante ma  vivevo un’atmosfera di angoscia e di disperazione.

Anche noi, quest’anno, in questa piazza di festa avvertiamo l’atmosfera di angoscia che l’eco della guerra offusca.

Le voci dei nostri partigiani,che ci hanno accompagnati in tutti questi anni ci stanno lasciando,  ma queste memorie le dobbiamo tenere ben strette, sono state le sentinelle della pace fino ad oggi, sono state il monito contro la guerra, sono state il sogno diventato realtà, la forza, la speranza,  per costruire, dopo le macerie, un futuro dove la guerra fosse ripudiata.

Ecco che quelle memorie, quei sogni, quell’esempio costituiscono ancora  oggi la risorsa necessaria per continuare a non abbandonare quel sogno. Quelle memorie ci devono accompagnare nella costruzione del nostro futuro, ci sono necessarie. 

“La pace è un sogno, può diventare realtà… Ma per costruirla bisogna essere capaci di sognare.” Nelson Mandela

Gli anni passano, abbiamo festeggiato tanti anniversari di questo giorno, abbiamo piano piano lasciato alle spalle quella sofferenza che Vanna descriveva, e piano piano ce ne  stiamo dimenticando. Spetta a noi non permetterlo, spetta a noi mantenere viva quella memoria, quelle voci, e consegnarle vive ai nostri ragazzi.

Perché ora è su di loro che dobbiamo investire.

Passare il tempo a costruire arsenali anziché diffondere libri e investire sull’istruzione è deleterio, forse letale, per la nostra specie. Gino Strada

Chi ha tempo non aspetti tempo, l'arma vincente per costruire la pace è investire sull’istruzione; iniziamo mettendo nelle mani dei nostri ragazzi le nostre memorie belle coie quelle di questa giornata; non soffochiamo i loro sogni, investiamo nella scuola, nella cultura, nel lavoro, nei diritti. Dobbiamo riarmarci ma di speranze, insieme a loro.

Nelle guerre lo sappiamo bene le prime vittime sono bambini, sono ragazzi, intere nuove generazioni spazzate via, o destinate a coltivare odio e vendette.

 Voglio chiudere con le parole dei ragazzi, vi leggo una brevi letterina scritta  da loro:

  " Egregi presidenti, sono una ragazza di 13 anni che come tutti ha vissuto la pandemia. Due anni chiusa  nella propria casa, e adesso in Europa scoppia la guerra. È davvero la cosa giusta da fare? Voi che avete combattuto per far finire la II Guerra Mondiale, voi che avete liberato gli ebrei dai campi di sterminio, volete veramente essere gli artefici di una terza guerra mondiale? Invece di fare la guerra perché non vi parlate. "

Ne ho letta una ne avrei potute leggere molte, tutte dicono no alla guerra.  Impariamo ad ascoltare i ragazzi, non soffochiamo i loro sogni le loro speranze, non abbiamo nessun diritto di ipotecare la loro vita e distruggere il nostro mondo, pieno di meraviglie, come ci ricordano.

Battiamoci per proteggere e curare la nostra terra insieme a loro, battiamoci contro la guerra e per costruire un mondo di pace, onoriamo così il 25 aprile di quest’anno e degli anni futuri.

Buon 25 aprile a tutti noi.